Sindrome Long Covid. Promettente ricerca dell’Ospedale San Francesco

Ha la mente e il cuore nell’ambulatorio neurologico dell’Ospedale San Francesco di Nuoro quello che, stando alle prime risposte, sembra essere un promettente progetto di ricerca neurofarmacologica sul trattamento sintomatico della Sindrome Post Covid o Long Covid.

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Data:
29 Luglio, 2022

Ha la mente e il cuore nell’ambulatorio neurologico dell’Ospedale San Francesco di Nuoro quello che, stando alle prime risposte, sembra essere un promettente progetto di ricerca neurofarmacologica sul trattamento sintomatico della Sindrome Post Covid o Long Covid.

L’investigatore principale è il dirigente medico neurologo Gianluca Deiana, dottorando di ricerca presso il Centro di Neuroscienze Cognitive di Lione, diretto dalla professoressa Angela Sirigu, scienziata sarda che ha conquistato le vette delle istituzioni scientifiche francesi. Il Dr. Gianluca Deiana, ha proposto ad AIFA di sviluppare un progetto di ricerca per il trattamento del long-Covid, ossia quell’insieme di disturbi e manifestazioni cliniche che permangono dopo l’infezione da Covid-19. Al progetto, che vede la ASL 3 di Nuoro come promotore, collaborano altri investigatori in un’ottica multidisciplinare: la Dr.ssa Alessandra Onida, (finora l’unica specialista in neuropsicologia assunta nel Servizio Sanitario Regionale), il Dr Stefano Bandino e la Dr.ssa Michela Gusai della UO di Cardiologia della AOU di Sassari, e la Dr.ssa Paola Chessa, Direttore del Servizio Farmaceutico Ospedaliero Nuoro – ARES Sardegna, la Dr.ssa Alessandra Maccabeo della scuola di specializzazione in neurologia di Cagliari. Il gruppo intende confermare promettenti risultati avuti finora sui numerosi pazienti che hanno ricevuto una terapia neurofarmacologica “off-label”, in attesa della validazione definitiva da parte di AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco), avrebbe un rilevante impatto sulla salute e la qualità della vita di tantissime persone.

«A due anni dalla pandemia – conferma Gianluca Deiana – ci si è resi conto che il Covid 19 lascia esiti “importanti” in circa un terzo o un quarto delle persone che avevano contratto il virus, anche in forma non grave. I sintomi vanno dalla stanchezza cronica all’ansia, alla depressione, dalla tachicardia all’intolleranza allo sforzo, passando per i disturbi del sonno e, in alcuni casi, a problemi pneumologici, cardiologici e sistemici, con sincope, difficoltà respiratorie e dolori articolari e muscolari».

Un campionario di conseguenze che impattano pesantemente su ogni aspetto della vita di chi ne è colpito. Come conferma Alessandra Onida: «Una delle conseguenze da Covid-19, riscontrate a medio e lungo termine è quella che viene chiamata “nebbia cognitiva”, una sorta di rallentamento e stanchezza mentale, che colpisce le persone guarite che provano fatica nel fare le azioni del quotidiano come lavorare, guidare la macchina o fare la spesa».

Inutile sottolineare quanto tutto questo renda difficoltosa la ripresa della vita lavorativa (e non solo) a quella fascia di popolazione definita “attiva” (dai 35 ai 55/60 anni di età).

Da qui l’importanza di un progetto di ricerca che partendo dall’ambulatorio della Struttura Complessa di Neurologia dell’ospedale San Francesco di Nuoro sta traendo materia e consistenza, qui vengono raccolti i dati clinici, prima di essere condivisi con il Centro di Neuroscienze Cognitive di Lione e alla professoressa Angela Sirigu per la validazione scientifica.

«Stiamo utilizzando principi attivi normalmente prodotti dal cervello e conosciuti da anni, privi di significativi effetti collaterali, ma che sembrano avere notevoli effetti anti infiammatori e di modulazione della risposta allo stress ossidativo, ed a costi economici irrisori. La novità consiste nell’averli utilizzati per la prima volta nella sindrome Long COVID» aggiunge il Dr. Deiana, con la riserva che i dettagli non possono essere divulgati prima dell’approvazione definitiva da parte di AIFA.

Ci sono buoni presupposti perché l’intuizione e la certosina raccolta delle evidenze, portino ad avere un’arma contro le conseguenze della pandemia. La ricerca non si ferma all’interno dell’Ospedale San Francesco di Nuoro e «Nel frattempo – conferma Gianluca Deiana – i dati finora raccolti nel nostro ambulatorio, con i primi esiti davvero promettenti, saranno presto oggetto di pubblicazione come esperienza clinica mono-centrica. Bisogna ricordare a questo proposito che un percorso di ricerca è sempre il frutto del lavoro di una collettività, in questo caso della collettività medica di tutto l’Ospedale San Francesco, della Direzione Ospedaliera ed Aziendale, e di tutta l’equipe della Unità Operativa di Neurologia, diretta dalla Dr.ssa Valeria Saddi. A tutti loro bisognerà essere grati se potremmo confermare i dati preliminari».

Soddisfazione da parte del Direttore Generale dell’ASL n. 3 di Nuoro, Paolo Cannas: «Questo progetto di ricerca è un risultato molto importante perché evidenzia che nella ASL di Nuoro si può fare ricerca e sperimentazione. Lavorare per la ASL di Nuoro significa anche sperimentare nuovi protocolli, lavorare in comunità di pratica e indagare nuove vie per migliorare la qualità dell’assistenza sanitaria».

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Ultimo aggiornamento

29 Luglio, 2022